Luciano Mozzato (1931-2008)

               



Luciano Mozzato, pittore spaziale

I dipinti di Luciano Mozzato scelti per questa mostra (2012) appartengono al periodo più maturo della sua arte; quindi non c'è traccia in essi di tutto il grande lavoro da lui compiuto per staccarsi dal suo primo vedutismo veneziano. È presente invece un accenno alla fase intermedia, fatta di frammenti iperrealistici di quei medesimi paesaggi, visti in close-up e fissati su meno di un metro quadrato di muro scalcinato; rappresenta un periodo di Mozzato che s'interrompe quando, nel firmare un dipinto non tanto dissimile dai precedenti, abbandona quasi all'improvviso l'ormai ripetitivo titolo Frammento veneziano, in favore di un termine volutamente ambiguo, come Situazione. Un semplice indizio, che però indica una trasformazione in atto: l'artista si sta distaccando - inizialmente forse solo con la mente - dal modello concreto e comincia un viaggio attraverso l'astratto. Lo si può percepire in quadri non a caso intitolati Energia vitale, dove apparivano via via forme sempre meno rappresentative di realtà terrestri, seguiti da altri con titoli del tipo Composizione nello spazio o Spazio siderale, e Meteora, o Materia nello spazio.
Ricordiamo a questo proposito che nella preparazione artistica di Luciano sono stati determinanti i rapporti con Edmondo Bacci, Luciano Gaspari e Gino Morandis (più anziani per età da diciotto a sedici anni, ma molto di più in rapporto all'inizio di carriera pittorica, che per il nostro, con le prime mostre, è stato abbastanza tardivo), tutti e tre legati all'ambiente spazialista veneziano. Lo Spazialismo, nato nel 1947 da un'idea di Lucio Fontana, aveva messo radici, infatti, anche a Venezia, per iniziativa di Carlo Cardazzo, titolare della Galleria al Cavallino, oltre che del Naviglio a Milano, culla iniziale del Movimento. Di un'adesione, da parte di Mozzato, a quell'ideologia o a quelle tematiche non è stata trovata alcuna traccia tra i suoi documenti; né, in relazione a quanto stava facendo, l'ho mai sentito accennare ad accostamenti o confronti con il lavoro di altri pittori, e tantomeno di maestri, come ha sempre considerato quelli or ora citati. Tuttavia non ho alcuna incertezza nell'affermare che le opere scelte per questa mostra, punte avanzate delle ricerche del nostro pittore, hanno le caratteristiche di uno spazialismo sopravvissuto ai suoi esponenti storici. E conferiscono a lui l'identità di pittore spaziale, testimoniando validamente che le idee non possono morire.
Ennio Pouchard


Sentimenti schietti, fuori da ogni sofisticazione, un volgersi direttamente e confidenzialmente al «suo mondo visibile veneziano» per scegliere ciò che più corrisponde ai propri sentimenti, cercando nella sua innata sensibilità pittorica di ritrovarlo nel dipinto tanto come forma, colore, luce, quanto come espressione della sensazione provata nell’osservare ciò che aveva attirato il suo sguardo di innamorato veneziano.
La sua non é una Venezia classica, oleografica: egli conosce bene la luce che batte sulla laguna e sulla sua amata città, e anche i «mezzi» per superare la difficoltà del «motivo Venezia».
Inoltre, l’indagine sulla realtà che continuamente egli conduce, affettuosamente, lo aiuta ad eseguire delle pitture che hanno brio, movimento, buona composizione, luminosità, esattezza di resa: insomma un carattere e uno spirito bene aderenti al tema. Siamo di fronte ad un artista che al probo e buon mestiere unisce la capacità di descrivere in modo attraente, poetico, luminoso e persuasivo, il «mondo veneziano» cui guarda con amore e ottimismo.
Aurelio De Grassi

Reine Gefühle, ohne jede Falschheit, ein direktes und vertrauliches Sich-Wenden an "seine sichtbare venezianische Welt", der er die Themen entnimmt, die seinen eigenen Gefühlen am meisten entsprechen. Diese Welt versucht er in seinen Gemälden als Form, Farbe und Licht wiederzugeben, ebenso wie im Ausdruck des Gefühls, das er verspürt, wenn er das beobachtet, was seinen Blick - den Blick eines Venezianers, der seine Stadt liebt - angezogen hat; und dies mittels seiner angeborenen Sensibilität für die Malerei.
Sein Venedig ist kein klassisches, ölbildhaftes Venedig: er kennt sehr genau das Licht, das auf die Lagune und auf seine geliebte Stadt fällt; und genauso gut kennt er die "Mittel" zur Überwindung der Schwierigkeit des "Motivs Venedig".
Darüber hinaus leitet ihn die Erforschung der Realiät stets in liebevoller Weise an und verhilft ihm dazu, Gemälde zu schaffen, die Kraft, Bewegung, Helligkeit, eine gelungene Komposition, sowie Genauigkeit in der Darstellung in sich tragen, kurz: Charakter und Geist, die dem Thema bestens entsprechen. Wir sehen uns mit einem Künstler konfrontiert, der mit dem "rechtschaffenen" und guten Handwerk die Fähigkeit verbindet, in anziehender, poetischer, leuchtender und überzeugender Weise die "venezianische Welt" zu beschreiben, welche er mit Liebe und Optimismus betrachtet.
Aurelio De Grassi


 …Le sue opere mi sono apparse di una suggestione sorprendente, rivelandosi capaci, senza altri accorgimenti, di emanare una forza evocatrice di immediata e straordinaria presa emozionale, di un potenziale di raffinata sensibilità pittorica.
Le opere si presentavano intanto non come “vedute” o paesaggi, bensì come brani, come “frammenti” per meglio dire di Venezia, tanto precisamente aggettivati da sembrare quasi tradotti nei meccanismi artificiosi dell’iperrealismo oppure ricreati da un sofisticato ricalco, da una manipolazione sottile che ne riproduceva i modi secondo le migliori tecniche della pop-art.
Mozzato realizza coi suoi riporti, come fossero degli affreschi strappati, delle vere immagini di Venezia; egli procede per traslazioni fenomeniche, ricalca il tessuto vitale di angoli, di squarci, di frammenti di parete fatti di intonaci scrostati, di camini, di inferiate, di finestre e di portoni, di mattoni e di marmi: cose e presenze minori di una Venezia altrettanto inconfondibile nel suo sigillo di preziosità fatiscenti. Ne dipinge l’usura, ma anche il respiro d’una materia che focalizza le sue piaghe, trasuda l’umido che la decompone, filtra l’aria e la luce imbevuta di muri, trasmette, come a un sudario, i suoi spenti splendori, l’arcano di un colore che palpita del tempo e si rigenera con le stagioni.
Registrazione appassionata, obiettiva come un reperto, la pittura di Mozzato si decanta però nel proprio verismo poetico e non vuole essere soltanto ricalco archeologico, bensì inventario di una città che é l’oggetto e lo strumento stesso di queste indelebili concentrazioni liriche.
Toni Toniato

…Seine Werke erschienen mir von überraschendem Zauber, da sie die Fähigkeit besaßen, ohne andere Kunstgriffe eine Kraft auszustrahlen, die einen spontanen und außergewöhnlichen, emozionalen Eindruck wie auch ein Potential an raffiniertem malerischem Empfinden hervorrief. Die Werke präsentierten sich indessen nicht als Veduten oder Landschaften, sondern als Stücke beziehungsweise als "Fragmente" Venedigs, so genau charakterisiert, daß sie beinahe in die künstlichen Mechanismen des Hyperrealismus übertragen oder mittels einer verfremdeten Durchzeichnung, einer subtilen Manipulation, die die Modi entsprechend den besten Techniken der Popart nachbildete, wiedererschaffen zu sein schienen.
Als handele es sich um abgerissene Fresken, schafft Mozzato mit seinen Zitaten wahre Abbilder Venedigs. Seine Vorgehensweise besteht in der Übertragung von sichtbaren Phänomenen, er paust den lebendigen Stoff der Ecken, der Risse, der Fragmente der mit abgekratztem Putz überzogenen Wand, der Schornsteine, der Eisengitter, der Fenster und Tore, der Ziegel und des Marmors durch: kleine Dinge und Eigenheiten der Stadt Venedig, die unverwechselbar Kennzeichen ihrer baufälligen Kostbarkeit sind. Er malt deren Abnützung, doch ebenso den Atemzug einer Materie, welche ihre Wunden fokusiert, läßt die sie zersetzende Feuchtigkeit ausblühen, filtert die von den Mauern aufgesogene Luft und Licht und überträgt wie ein Schweißtuch ihren erloschenen Glanz, das Geheimnis einer Farbigkeit, die durch die Zeit bebt und sich mit den Jahreszeiten regeneriert. Als passionierte Registrierung - objektiv wie ein Fund - rühmt sich die Malerei Mozzatos in ihrem eigenen poetischen Verismus und will nicht nur archäologische Durchzeichnung sein, sondern Inventar einer Stadt, die selbst das Objekt und das Instrument dieser unauslöschlichen lyrischen Konzentrationen ist.
Toni Toniato


Sebbene sia molto evidente che il recente lavoro di Luciano Mozzato prenda l’avvio dall’osservazione ripetuta ed ossessiva dei muri di Venezia, dei disegni e delle tracce che il tempo e l’atmosfera vi depositano, pure, a ben vedere, gli esiti fina le di tale lavoro si distanziano notevolmente dal primitivo punto di partenza.
L’operazione che l’artista mette in atto appare dunque una sorta di trasformazione alchemica che gli consente di annullare un preesistente ordine di valori e pervenire ad “altro”, ad un’immagine, voglio dire, che, nelle sue suggestioni emotive, non rinvia ad alcunchè ma rappresenta solo se stessa.
É evidente perciò che Mozzato pratica una sorta di critica della rappresentazione dall’interno della rappresentazione stessa in un processo storicamente definito del “grande realismo”.
Ad un’occhiata diritta ed una superficie di dipinti di Luciano Mozzato appaiono dettagli, particolari di muri osservati da un punto di vista ravvicinato. Ad un’osservazione ripetuta, insistita, oscillante e volta all’interno dell’opera, si scopre invece che essa non pretende alcuna descrizione ma reclama in realtà il solo diritto all’apparizione, in una sorta di “mutismo” espressivo determinato dalla sua propria autosufficienza.
La stessa processualità attraverso la quale Mozzato perviene a tale risultato - la lenta e laboriosa preparazione della superficie della tela alla maniera dell’affresco - pur essendo ovviamente congeniale alla apparizione dell’immagine, si manifesta in realtà per se stessa, con valori autonomi, rispondendo a regole organizzative interne.
Naturalmente tutto concorre al processo di “travestimento” dell’opera, all’evento straordinario della conclusione definitiva dell’immagine, del suo porsi come “oggetto splendente” che attrae l’ammirazione o la contemplazione.
Ma ciò che conta rimarcare quì é soprattutto l’intenzione di Mozzato di aprire una “finestra” nel muro, di penetrarne lo spessore, di varcarne ed annullarne la fisicità con un’azione che contiene molte e complesse valenze simboliche.
Questi dipinti configurano allora muri dell’anima e della memoria, ostacoli esistenziali e sbarramenti dell’espressività poetica, spazi che l’artista sceglie quali campi di battaglia, luoghi di dichiarazione della propria identità.
Ecco perché essi appaiono frammisti di elementi di necessità e di casualità, di ordine e di disordine, di limpidezza e di ambiguità.
Naturalmente Mozzato é ben cosciente di siffatte apparenti contrapposizioni che utilizza anche a suo “vantaggio”, traendone cioè gli stimoli più significativi della sua proposizione immaginativa.
Che appare oggi “entropica”, autoriflessiva, volta, voglio dire, a scrutare all’interno delle cose piuttosto che alla loro rappresentazione.
E ciò, mi pare di vedere, condurrà certamente l’artista, nel futuro, a manifestazioni più sottili ed “ambigue” delle sue dichiarazioni poetiche.
Enzo Di Martino

Auch wenn es überaus deutlich ist, daß die jüngsten Arbeiten von Luciano Mozzato von der wiederholten und zwanghaften Beobachtung der Mauern Venedigs, der von Zeit und Atmosphäre schichtweise hinterlassenen Zeichen und Spuren ausgehen, so haben sie sich in ihren Endfassungen - bei näherem Hinsehen - doch beträchtlich vom ursprünglichen Ausgangspunkt entfernt.
Demnach erscheint das Vorgehen des Künstlers als eine Art alchimistische Umwandlung, die es ihm gestattet, eine vorher existierende Werteordnung aufzugeben und zu "anderem" zu gelangen; zu einer Vorstellung, die in ihren Gefühlseindrücken auf nichts anderes verweist, sondern lediglich sich selbst darstellt.
Von daher ist offenkundig, daß Mozzato eine Form von Kritik an der Darstellung vom Inneren ihrer selbst her vornimmt, und dies innerhalb eines historisch definierten Prozesses des "grande realismo".
Bei direktem Anblick und in der Oberfläche wirken die Gemälde von Luciano Mozzato wie Details, wie Einzelheiten von aus der Nähe beobachteten Mauern.
Betrachtet man das Werk hingegen mehrfach, eindringlich und in Bewegung, und bezieht auch sein Inneres in diesen Blick mit ein, so entdeckt man, daß jenes keine Beschreibung verlangt, sondern in Wahrheit das bloße Recht auf Erscheinung beansprucht, auf Erscheinung in einer Art expressiver "Schweigsamkeit", welche von der Unabhängigkeit des Werkes selbst bestimmt wird.
Die gleiche Verfahrensweise, mit Hilfe derer Mozzato zu diesem Ergebnis kommt, das heißt die langsame und arbeitsintensive Vorbereitung der Leinwandoberfläche in Freskomanier, offenbart sich - sei sie dem Erscheinen des Bildes auch noch so wesensnah - in Wirklichkeit durch sich selbst, mit eigenständigen Werten und entsprechend inneren Gestaltungsregeln.  Selbstverständlich läuft alles im Prozeß der "Verkleidung" des Werkes zusammen, im außergewöhnlichen Ereignis der Fertigstellung des Bildes, seines Sichtbarwerdens als "strahlendes Objekt", das Kontemplation und Bewunderung auf sich zieht.
Indessen gilt es vor allem, die Intention Mozzatos hervorzuheben, ein "Fenster" in die Mauer zu öffnen, in ihre Stärke einzudringen, ihre Körperlichkeit zu überwinden und zu vernichten mittels einer Handlung voller komplexer symbolischer Werte.
Auf diese Weise stellen die Gemälde Mauern dar, Mauern der Seele und der Erinnerung, existenzielle Hindernisse und Sperren der poetischen Ausdruckskraft, Räume, zwischen denen der Künstler zwischen Konfrontationspunkten und Orten zur Darlegung der eigenen Identität unterscheidet.
Und so wird klar, warum sie wie vermischte Elemente aus Notwendigkeit und Zufälligkeit, Ordnung und Unordnung, Klarheit und Doppeldeutigkeit erscheinen.
Natürlich ist sich Mozzato sehr wohl der offenkundigen Kontrapositionen bewußt, die er derweil zu seinem "Vorteil" nutzt, indem er die für die Erläuterung seiner Vorstellung bedeutsamsten Anregungen daraus entnimmt.
Diese Vorstellung erscheint heute "entropisch", autoreflexsiv und neigt dazu, wie ich meine, eher das Innere der Dinge zu erforschen als diese darzustellen.
Und dies wird den Künstler, wie mir scheint, in Zukunft mit Sicherheit zu zarteren und "doppeldeutigen" Auslegungen seiner poetischen Äußerungen leiten.
Enzo di Martino


Luciano Mozzato - una analisi progressiva che tende a spingersi oltre la realtà dell’immagine stessa. Un velato richiamo di ordine ecologico, dalla forma naturalistica di vecchie case veneziane, o di particolari di facciate in disfacimento, dal quale l’artista era partito, ora é quasi annullato e rimangono solo rapporti di volume nello spazio, anche sa la suggestione e l’emozione pittorica nascono sempre da un vecchio muro.
Arnaldo Marcolini
pittore e critico
Luciano Mozzato - eine fortschreitende Zerlegung, die danach strebt, bis jenseits der Wirklichkeit des Bildes selbst vorzudringen. Ein verschwommener Hinweis auf die ökologische Ordnung, auf die naturalistische Form alter venezianischer Häuser, oder auf Einzelheiten der Fassaden im Zustand der Zersetzung. Von dort war der Künstler ausgegangen, hat es nun beinahe aufgegeben, und es bleiben nur Beziehungen von Volumen im Raum, obgleich Reiz und malerische Gemütsbewegung stets einer alten Mauer entspringen.
Arnaldo Marcolini

Luciano Mozzato é un pittore di Venezia e questa non é solo una definizione anagrafica, ma una condizione esistenziale fondamentale perché da questa città l’artista ha mutato temi, luci e composizioni.
Al suo apparire sulla scena artistica, l’attenzione del pittore si é rivolta ai muri della città, quale luogo del farsi e del disfarsi della materia colorata che a Venezia non rimane mai inerte perché il riflesso dell’acqua crea in continuazione una serie di riverberi e vibrazioni luminose che conferiscono anche alla superficie più apparentemente neutra una possibilità di variazione infinita. Ma i muri di questa città sono anche il luogo del manifestarsi della Storia, come trasfigurazione temporale e della natura che ad essa si oppone. Da qui nascono i primi muri di Mozzato che “narrano” di una continua sovrapposizione di materia-colore l’una sull’altra, quasi che l’ultima volesse prepotentemente annullare le precedenti, ma la forza del tempo, screpolando e distaccando, mette a nudo sempre le anteriori superfici.
Più tardi l’occhio curioso di Mozzato ha cercato di focalizzare più da vicino la materia, evidenziando nel particolare un’autonomia visiva del campo pittorico, per cui i “muri” successivi non sono più delle tranche de vie ma autonomi rapporti di superficie rugose che si combinano in equilibri probabili. Per questo la forma, partita dal dato reale, acquista un suo autonomo linguaggio che lontanamente ricorda i riferimenti iniziali, ma il ricorda come una tappa di una processo quasi biologico che non memorizza più la sua genesi.
Giunto pertanto ad un confronto diretto tra sé e la materia, Mozzato ha sentito più tardi la necessità etica di dare uno scopo alla sua ricerca, non fermandosi alla “descrizione” della superficie, ma tentando, nel coagularsi e nel disgregarsi della “malta” di ritrovare allusivamente una sorta di origine del tutto. Da quì nascono le forme spaziali dell’ultimo periodo per cui Mozzato é passato con disinvoltura dal micio al macro cosmo inteso quale simbolica evidenziazione di una materia che si evolve. “Panta rei” direbbero i greci e Mozzato lo dimostra: ogni forma si tramuta in un’altra, gli equilibri sono sempre instabili perché la natura ed il caos hanno leggi che l’uomo non conosce, e quindi non governa, ma che possono mutare il tutto in ogni momento.
Marcello Colusso

Luciano Mozzato ist ein Maler aus Venedig; und dies ist nicht nur eine anagraphische Definition, sondern eine grundlegende Daseinsbedingung, da der Künstler gerade aus dieser Stadt Themen, Lichter und Kompositionen entlehnt.
Bei seinem Erscheinen in der Kunstszene galt die Aufmerksamkeit des Künstlers den Mauern der Stadt, den Orten des Werdens und Vergehens jener farbigen Materie, die in Venedig niemals regungslos bleibt, zumal die Spiegelung des Wassers kontinuierlich eine Reihe von Reflexionen und Lichtschwingungen erzeugt, die selbst einer besonders neutral erscheinenden Oberfläche die Möglichkeit der unendlichen Veränderung verleihen. Doch sind die Mauern dieser Stadt gleichzeitig Orte, an denen sich die Geschichte - als Stratifikation der Zeit - offenbart, ebenso wie die Natur, welche sich ersterer entgegenstellt. Von hier aus entstehen Mozzatos erste Mauern, die von einer andauernden Überlagerung von Materie und Farbe "erzählen"; eine über die andere, so als wolle die letzte die früheren in anmaßender Weise vergessen machen, indes die Kraft der Zeit stets die früheren Oberflächen bloßlegt, indem sie sie rissig werden und abblättern läßt.
Mit neugierigem Auge versucht Mozzato später, die Materie aus der Nähe zu fokusieren und unterstreicht in der Einzelheit die visuelle Unabhängigkeit des Bildwerkes, weshalb die folgenden "Mauern", nicht mehr "tranche de vie" darstellen, sondern eigenständige Beziehungen zwischen den rauhen Oberflächen, die sich in einem glaubwürdigen Gleichgewicht verbinden. Auf diese Weise erreicht die Form ausgehend von der tatsächlichen Gegebenheit ihre eigene Sprache, die nur mehr entfernt an die anfänglichen Bezugspunkte erinnert, und diese vielmehr als ein Schritt innerhalb eines beinahe biologischen Prozesses anklingen läßt, welcher sich nicht mehr seiner Entstehung entsinnt.
An einem solchen direkten Zusammenstoß zwischen sich und dem Material angelangt, verspürt Mozzato die ethische Notwendigkeit, seiner Suche ein neues Ziel zu verleihen, und verweilt nicht bei der Beschreibung, sondern versucht, im Sich-Zersetzen und Gerinnen des "Mörtels" mit Hilfe von Anspielungen eine Art von Anfang von allem wiederzufinden. An diesem Punkt entstehen die räumlichen Formen der letzten Periode, für die Mozzato voller Unbefangenheit vom Mikro- zum Makrokosmos übergegangen ist, welcher als symbolische Betonung eines sich entwickelnden Materials aufgefaßt wird. "Panta rei" würden die Griechen sagen und Mozzato zeigt es: jede Form verwandelt sich in eine andere, die Gleichgewichte sind stets instabil, weil die Natur und das Chaos Gesetze haben, die der Mensch nicht kennt und von daher nicht beherrscht, die aber alles in jedem Moment verändern können.
Marcello Colusso
 
L’intonaco, ferito, lascia intravedere il profilo irregolare dei mattoni, mentre la pittura rossiccia, dilavata, si sfoglia, si copre di muffe ormai secche, svelando una tormentata geografia che sembra alludere all’umana sofferenza. Complessa, attentamente curata l’esecuzione, ove l’artista sia avvale di paste di colore dense, colme di sabbie ruvide.
Tralasciando il realismo pressante, imponendosi un approccio più distaccato e sereno, Mozzato realizza momenti di astrazione d’una bellezza austera ma vibrante di impulsi.
La Nuova Venezia

Der verletzte Putz läßt das unregelmäßige Profil der Ziegel erahnen, während die rötliche, verwaschene Farbe abblättert, sich mit bereits trockenem Schimmel überzieht, und eine gepeinigte Geographie offenbart, die auf das menschliche Leiden anzuspielen scheint. Die komplexe Ausführung zeugt von aufmerksamer Behandlung, wenn der Künstler sich dickflüssiger, mit grobem Sand angefüllter Farbpasten bedient.
Indem er den eindringlichen Realismus beiseite läßt und sich eine distanziertere und heitere Annäherung auferlegt, verwirklicht Mozzato Momente der Abstraktion von zwar strenger, doch von Impulsen bebender Schönheit.
La Nuova Venezia



 “…Non isprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie de’muri, e nella cenere del fuoco, o nuvoli, o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni, sì di componimenti di battaglie, d’animali e d’uomini, come di varî componimenti di paesi e di cose mostruose, come di diavoli e simili cose, perché saranno causa di forte onore; perché nelle cose confuse l’ingegno si desta a nuove invenzioni…”  (Leonardo, Trattato della pittura, 6.3)
 Per cominciare a parlare delle tele che Luciano Mozzato ha dipinto per anni - da quando si é distaccato dai suoi primi scorci di vedute veneziane - sono andato a ripescare questa bella raccomandazione leonardesca, pensando, pensando di riproporla come momento di riflessione sul rapporto tra il pittore e il suo fare. Mi riferisco a quei suoi quadri che riproducono alla perfezione quanto di un qualsiasi anonimo muro di città (indiscutibilmente Venezia, in tutti questi lavori) può entrare nel campo visivo di chi vi si pone di fronte alla distanza di un metro: con macchie e graffi, bolle di intonaco e mattoni riemersi dove la malta é caduta. E con una resa tanto fedele da arrivare a ferite simulate indistinguibili da quelle vere create dal tempo, ma proposte come frammento poetico, racconto pittorico, opera conclusa in se stessa. Si vede a questo punto che la parafrasi di Leonardo, a proposito di questo recente Mozzato, va riferita non al pittore che da insignificanti particolari di una realtà consueta sa trarre lo spunto per fantasie stupefacenti, ma a noi passanti, a noi spettatori della sua opera. Qui, infatti, non il caso, non il tempo, non l’incappare fortuito di un occhio esercitato di artista a caccia di aspirazioni sono all’origine dell’opera, ma il confluire di una ricerca precisa e di una manualità esercitata - certosina possiamo dire -,condita di esperienze, cocciutaggine, scelte tecnologiche lunga maturazione.
Nel momento in cui ci troviamo di fronte a un’opera così fatta, cioè all’immagine iperrealistica del metro quadrato del muro scalcinato, con ombre di umidità - verdastre, nerastre, bluastre -,comincia il nostro cammino mentale che solo al primo passo si limita a costruirvi tutt’attorno un edificio, un canale, una porzione di paesaggio. Poi la città immaginata diventa mondo autonomo e si popola di una realtà nostra: non ci sono più i referenti precisi, ma le metafore di una fantasia interiorizzata.
Ma tutto ciò appartiene al lavoro che Luciano Mozzato ha sviluppato fino a poco tempo fa, e non é quello che oggi presenta in questa quarta mostra nella galleria «Il Traghetto» di Venezia: alcune sue parole, “…nei miei dipinti cerco di portare nello spazio la materia, oggetto dei vecchi muri veneziani…”, lo dichiarano con la scarna lapidarietà di chi, ormai, il passo fondamentale lo ha alle spalle. Ora assistiamo, perciò, all’avvento distacco dalla tematica passata: più che una sua improvvisa espansione, ne constatiamo l’avvenuto strappo dal vecchio supporto - così sofferentemente ambiguo - del vecchio muro. Ma se prima questo termine, «strappo», era volentieri usato da chi recensiva Mozzato perché era il più appropriato nello spiegare l’aspetto di affresco rimosso che avevano i suoi quadri, ora vale come «lacerazione»; lacerazione da un ancoraggio - ieri ancora possibile - a immagini rassicuranti; lacerazione verosimilmente impregnata di coinvolgimenti esistenziali. Evidenti le mutuazioni nel contenuto del dipinto, dal tutto piano-tutto pieno, statico dei «muri», al dinamismo drammatico di precipitanti rocce effusive, a genesi di nuclei stellari, nel caos di un’esplosione congelata al miliardesimo di secondo, o in una corsa all’infinito di frammenti dell’esplosione iniziale. Sopravvive alla metamorfosi pittorica la esasperata volontà di esattezza descrittiva, non più proiettata sul tempo umano, però, ma sul tempo geologico.
“Coinvolgimenti esistenziali”, dicevo: é la sensazione che mi dà il fatto che i precìpiti nuclei pietrosi di questi quadri non si dileguano al mio sguardo come se passassero fulminei di fronte a un «me» fermo, ma mostrano tutti i loro particolari minimi. E ciò é possibile solo se anch’io partecipo al loro moto. É cadere, é salire; é espansione o, forse, implosione…l’opera non si vuole dichiarare lascia a ogni spettatore la fruizione creativa che gli compete. Nel discorso centrato su di un artista, tuttavia, l’idea del movimento può significare inquietudine, travaglio, ansia desiderio: termini legati, comunque, all’essenziale concetto - come a tutti - di vitalità.
Ennio Pouchard

 "…Achte diese meine Meinung nicht gering, in der ich dir rathe, es möge dir nicht lästig erscheinen manchmal stehen zu bleiben und auf die Mauerflecken hinzusehen oder in die Asche im Feuer, in die Wolken, oder in den Schlamm und auf andere solche Stellen; du wirst, wenn du sie recht betrachtest, sehr wunderbare Erfindungen in ihnen entdecken, sei es in Compositionen von Schlachten von Thier und Menschen, der auch zu verschiedenerlei Compositionen von Landschaften und von ungeheuerlichen Dingen, wie Teufeln und dergleichen, die angethan sind, dir Ehre zu bringen; durch verworrene und unbestimmte Dinge wird nämlich der Geist zu neuen Erfindungen wach…" (Leonardo, Traktat über die Malerei, II.66).
  Um einen Einstieg in die Besprechung der von Luciano Mozzato über Jahre - genaugenommen seit er sich von seinen ersten Teilansichten von venezianischen Veduten entfernt hat - bemalten Leinwände zu finden, habe ich mich auf die Suche nach dieser wundervollen Empfehlung Leonardos gemacht, in Gedanken daran, sie als Moment des Nachdenkens über das Verhältnis zwischen dem Maler und seinem Tun vorzuschlagen. Ich beziehe mich auf jene seiner Bilder, die bis zur Perfektion wiedergeben, wieviel von irgendeiner anonymen Mauer der Stadt (in all diesen Arbeiten handelt es sich unbestreitbar um Venedig) in das Blickfeld dessen treten kann, der sich in der Entfernung von einem Meter davorstellt: mit Flecken und Kratzern, Putzblasen und Ziegeln, die dort zum Vorschein kommen, wo der Mörtel herabgefallen ist. Und dies mit einer solch getreuen Wiedergabe, daß vorgetäuschte Verletzungen ununterscheidbar von jenen wirklichen, von der Zeit geschaffenen, geraten, und sie zugleich zu poetischen Fragmenten, zu einer malerischen Erzählung, zu einem in sich geschlossenen Werk werden. An diesem Punkt erkennt man, daß die Paraphrase von Leonardo - in Hinsicht auf das jüngste Werk Mozzatos - nicht auf den Maler bezogen ist, der aus bedeutungslosen Einzelheiten einer gewohnten Wirklichkeit den Anstoß zu erstaunlichen Phantasien zu schöpfen weiß, sondern auf uns Passanten, auf uns Betrachter seines Werkes. In der Tat sind nicht der Zufall, nicht die Zeit, nicht das zufällige Finderglück des geübten Auges eines Künstlers auf der Jagd nach Inspirationen, Ausgangspunkt des Werkes, sondern das Zusammenwirken einer intensiven Suche und einer geübten, äußerst geduldigen Handfertigkeit, der Reichtum an Erfahrung, eine gewisse Hartnäckigkeit, die Wahl der Technik und ein langer Reifeprozeß.
In dem Moment, in dem wir uns vor einem solcher Art gefertigten Werk befinden, das heißt vor dem hyperrealistischen Abbild eines Quadratmeters heruntergekommener Mauer, überzogen von Schatten der Feuchtigkeit - grünlich, schwärzlich, bläulich - beginnt unser gedanklicher Lauf, der sich nur im ersten Schritt darauf beschränkt, drumherum ein Gebäude zu konstruieren, einen Kanal, ein Stück Landschaft. Dann wird die Phantasiestadt eine autonome Welt und füllt sich mit unserer Wirklichkeit: es gibt keine genauen erzählenden Gegenstände mehr, sondern nur noch die Metapher einer verinnerlichten Vorstellung.
Doch all das ist Teil der Arbeiten, die Luciano Mozzato bis vor kurzem entwickelt hat, und nicht jener, die er heute in dieser vierten Ausstellung in der Galleria Traghetto in Venedig präsentiert: dies erklären manche seiner Worte mit nüchterner Knappheit - "…in meinen Gemälden versuche ich, die Materie in den Raum zu tragen, die Gegenstand der alten venezianischen Mauern war…"; Worte von jemandem, der den grundlegenden Schritt längst hinter sich hat. Daher betrachten wir die tatsächliche Abkehr von den Bildthemen der Vergangenheit und stellen darin weniger eine ihrer plötzlichen Ausweitungen, als vielmehr den verwirklichten Aufriß der alten Mauer, dem so doppeldeutigen alten Bildträger, fest. Wenn jedoch dieser Ausdruck "Riß" vorher gerne gebraucht wurde von demjenigen, der Mozzato rezensierte, da er zur Beschreibung der Wirkung der Gemälde wie abgelöste Fresken der passendste schien, gilt er heute als "Zerreißen"; als Herausreißen aus einer Verankerung, die bis gestern noch möglich war, in vertrauten Bildern; ein Zerreißen, das möglicherweise existenziell bedingt war. Die Veränderungen des statischen Bildinhalts der "Mauern" sind überdeutlich: vom "tutto piano-tutto pieno", zum dramatischen Dynamismus des herabstürzenden Effusivgesteins, zur Genesis der Sternkerne, ins Chaos einer Explosion, die für den milliardsten Teil einer Sekunde erstarrt ist, oder in einen Lauf der - aus der Anfangsexplosion verbliebenen - Bruchstücke dem Unendlichen entgegen. In der Veränderung der Malerei überlebt der erbitterte Wille zur deskriptiven Genauigkeit, die weniger auf die menschliche als vielmehr auf die geologische Zeit projeziert wird. "Existenzielle Bedingtheit" sagte ich: damit meine ich das Gefühl, das mir der Umstand gibt, daß die stürzenden steinernen Kerne dieser Gemälde nicht meinem Blick entschwinden, als würden Blitze vor einem innehaltenden Ich vorbeifliegen, sondern vielmehr alle ihre kleinsten Einzelheiten zeigen. Und dies ist nur möglich, wenn auch ich an ihrer Bewegung teilhabe. Es ist Fallen, es ist Steigen; es ist Ausdehnung oder vielleicht Implosion…das Werk liefert keine Sinnerklärung, überläßt vielmehr jedem Betrachter die ihm mögliche kreative Rezeption. Wenn ein Künstler der Mittelpunkt einer Besprechung ist, kann trotzallem, die Idee der Bewegung Unruhe, Mühe, Angst, Begehren bedeuten: Begriffe, die indessen an das wesentliche, allen bekannte Konzept der Lebendigkeit gebunden sind. 
Ennio Pouchard


I muri lagunari crepati , rattoppati e malati, si sono mossi, scagliati da una misteriosa mano nello spazio o chissà, magari un oceano ribollente. Si sono spezzati, sono esplosi, sono tornati materia prima, elementi vaganti a costruire comete di colore in territori inesplorati.
Luciano Mozzato è riapparso in galleria dopo qualche anno di assenza ed è ritornato con altre immagini sotto braccio.
La definizione di uno spazio muro ha lasciato il posto al non definito. La città accennata e raccontata, i muri rosi dall’umidità e dal tempo s’è spaccata in infiniti pezzi, scaglie di roccia e pietre d’intonaco e mattoni. Resta l’amore profondo per la materia colore che Mozzato domina sempre con maggiore sicurezza.
Quì una materia in movimento alla ricerca di nuove e vitali combinazioni, un bagno nell’astratto che guarda alla grande lezione degli spazialisti veneziani. Le forme aeree di Mozzato salgono e scendono, fluttuano trasportate da correnti innarestabili, viaggiono verso altri spazi, altri sogni. La Venezia di Luciano Mozzato ormai è lontana e i suoi frammenti si rincorrono lungo altre rotte.
Da un servizio televisivo regionale


Die Mauern an der Lagune, rissig, zusammengeflickt und krank, sind in Bewegung geraten, von unbekannter Hand in den Raum oder auch in wallendes Gewässer geschleudert. Auseinandergebrochen, explodiert, ins Rohmaterial zurückgeführt, bilden sie als umherschweifende Elemente in unerforschten Gebieten Kometen aus Farbe.
Luciano Mozzato ist nach einigen Jahren der Abwesenheit in die Galerienwelt zurückgekehrt; und dies mit neuen Bildern unter'm Arm.
Die Darlegung des Raumes “Mauer” hat dem Unbestimmten Platz gemacht. Die angedeutete und erzählte Stadt, ihre von Feuchtigkeit und Zeit rosigen Mauern sind in unendlich viele Stücke zerborsten, in Felssplitter, Putzsteine und Ziegel. Was bleibt, ist die tiefe Liebe zum Material Farbe, das Mozzato mit immer größerer Sicherheit beherrscht.
Hier nun zeigt sich die Materie in Bewegung, auf der Suche nach neuen, lebendigen Kombinationen, ein Bad im Abstrakten, inspiriert durch die große Lehre der venezianischen Vertreter des "spazialsmo". Mozzatos Formen in der Luft steigen und fallen, wogen hin und her, getragen von unaufhaltsamen Strömungen, brechen auf zu anderen Räumen, zu anderen Träumen.
Mozzatos Venedig liegt bereits weit entfernt, und seine Fragmente verfolgen einander längst auf anderen Bahnen.
Aus einer Sendung des Regionalfernsehens
.













                             
 















.
Biografia  

Produzione artistica

Critica

Esposizioni

Foto

Contatto